A volte l'eco di un passato si fa sentire per vie traverse, e ti fa venire mal di pancia.
Può arrivare sotto forma di biglietto aereo per un viaggio che non te la senti di fare. Almeno, non in aereo.
Può sbucare fuori da luoghi e situazioni inaspettati.
Come una foto tra tante. Un volto che riconosci all'improvviso. Una sensazione di piacevole silenzio dentro una cacofonia alla quale però ti eri abituato, come un sottofondo continuo che non noti più. Come quando uno stormo di uccelli, nascosto in qualche albero, tace da un momento all'altro.
Un piccolo messaggio in bottiglia che decidi di abbandonare in un oceano di parole, consapevole e quasi felice del fatto che il vero destinatario molto probabilmente non lo troverà mai.
Oppure un nome che non puoi ancora associare a nessun volto. Come Martina.
Martina sicuramente mi odia.
Martina gioca d'anticipo e mi rovina le vacanze.
Martina è riuscita addirittura a farmi abusare di valeriana.
Martina non mi ha mai vista, e io non la conosco. Ma anche lei ormai è entrata a far parte di un passato non chiuso, di una corrente di ricordi disordinati, ora lo sistemo, domani lo sistemo, questo fine settimana lo sistemo, e invece il tuo passato resta sempre lì, abbastanza incasinato e polveroso, come le scarpe invernali che non ti decidi mai a pulire e mettere via, e che ti fanno sentire quella puntina di vergogna se vengono ospiti a casa ad agosto.
Martina, insieme a tante altre cose, è come una specie di ovosodo dentro, che non va né in su né in giù, ma che ormai mi fa compagnia come un vecchio amico...
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